L’esperienza dell’auto-mutuo-aiuto: una storia che ci accompagna da più di quindici anni
- Categoria: Rassegna Stampa
- Pubblicato Giovedì, 03 Settembre 2015 09:50
Un’esperienza importantissima che ha dato tanto alle famiglie e ai ragazzi con problemi psichiatrici che sono accolti e frequentano i centri della nostra cooperativa. Un appuntamento quindicinale nei locali della Cssa, di non oltre 10 persone, che si incontrano, accompagnate e coordinate da una fedelissima coordinatrice, per confrontarsi, aiutarsi, fortificarsi, crescere, condividere, progettare. Ecco il senso del gruppo dell’auto-mutuo-aiuto che da oltre quindici anni si incontra nel salone della sede cooperativa di Spinea, ospitando i familiari dell’associazione che promuove questo tipo di sostegno. La Cssa ha scelto di sostenere e dare accoglienza nei suoi locali a questa richiesta perché ritiene di poter e dover ascoltare i bisogni delle persone del territorio dove opera, di aiutarle e offrire loro occasioni oltre i servizi che gestisce per appalto e affidamento.
Abbiamo fatto la scelta di dare spazio/ospitalità/supporto a queste esperienza, perché vogliamo investire nella promozione di servizi sempre più a carattere territoriale (come quelli dei gruppi di auto mutuo aiuto) e sviluppare i centri diurni a carattere educativo e socializzante.
Così racconta la coordinatrice del settore salute mentale di Cssa, Susanna Busetto: “mi riferiva una nostra “storica” operatrice, ormai prossima alla meritata pensione, che la sensibilità e l’attenzione che la nostra Cooperativa ha riservato al contesto famigliare e sociale dei nostri utenti portatori di un disagio mentale aveva radici lontane; esso aveva caratterizzato, fin dall’inizio, tutto il percorso e lo stile in cui era nato e si era maturato il nostro impegno nel settore della cura della persona.
Tra le varie iniziative con questa prospettiva, si è progettata anche la costituzione dei primi gruppi di “Aiuto Mutuo Aiuto” che sono stati, se non la prima (2001) di queste iniziative, senza dubbio quella che ha raccolto interno a sé la partecipazione più ampia dei vari servizi impegnati nella riabilitazione e risocializzazione delle persone che ci venivano affidate (medici, associazione “Psiche 2000”, ass. sociali, pazienti, genitori, ASL e Comuni).
I gruppi di Auto Mutuo Aiuto sono definiti (dalla riconosciuta “scuola” di Trento) come l’occasione in cui “persone unite da un obiettivo o da un’esperienza comune, possono condividere il proprio vissuto, incontrarsi, conoscersi e confrontarsi in uno spazio di scambio e reciproco sostegno, trovando così un luogo dove affrontare le proprie insicurezze ed esercitare le proprie risorse.”
Queste spontanee e poco istituzionali modalità aggregative si sono rivelate veri “setting” evolutivi sia per i nostri utenti, sia per le persone che naturalmente erano coinvolte nel vissuto e nella gestione della criticità esistenziale indotta dal disagio mentale.
Specialmente l’ambiente famigliare infatti, se bel supportato e aiutato a capire il non facile dolore di questi pazienti e se sufficientemente indirizzato verso l’elaborazione di positive risposte alle loro complicate (dal punto di vista comunicativo) domande, può rappresentare un fattore terapeutico decisivo per l’evoluzione della patologia manifestatasi in un membro della famiglia.
Purtroppo, a differenza delle sollecitazioni che oggi ci incoraggiano a realizzare gruppi di Aiuto Mutuo Aiuto, in passato, proprio la non istituzionalità e la connotazione non rigidamente professionale di questi strumenti aggregativi, ha riservato loro una considerazione secondaria rispetto all’evidente concentrazione riservata agli interventi, strettamente personali, sul paziente.
Tuttavia questo spazio senza camice è stato vissuto talmente rassicurante che in esso si sono costituiti veri scambi empatici e solidi rapporti di fiducia: una coppia di genitori, anche quando la loro figlia non ha più avuto più bisogno di essere seguita dai servizi, ha continuato a frequentare il suo gruppo di Aiuto Mutuo Aiuto ed ha rappresentato un concreto faro di incoraggiamento per tutti gli altri genitori presenti in quel gruppo.
“Ci sarebbe ancora tanto da raccontare”, dice ancora la ancor giovane collega citata all’inizio, ma questo lo lasciamo alla curiosità di chi, Associazione o Servizi, si senta investito dalle difficoltà di chi vive accanto ai nostri pazienti e soprattutto lo riserviamo alle aspettative che animano il nostro entusiasmo e la professionalità che, ogni giorno, ci viene richiesta”.
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