Testimoni diretti del tornado in riviera del Brenta

Tornado in riviera del Brenta

Tornavano dal loro servizio in ambulanza, sereni e soddisfatti di aver aiutato ancora una volta persone in difficoltà e sofferenti, quando lungo la strada del Brenta si sono improvvisamente trovati di fronte alla furia devastante del tornado che ha colpito le frazioni di Dolo, Cazzago, Sanbruson e Mira lo scorso 8 luglio.

Sassano Marco, autista, e Longhin Ermenegildo, infermiere, della CSSA hanno sperimentato la forza dirompente e devastante della natura sulla propria pelle. “Stavamo rientrando dal servizio – raccontano - quando abbiamo visto il cielo diventare nero sempre più velocemente e avvicinarsi a noi. Abbiamo pensato che fosse uno dei forti temporali che accadono sempre più di frequente in questa stagione e con cautela abbiamo cercato di tornare verso la sede il più velocemente possibile. Ma in pochissimi istanti ci siamo trovati dentro una nuvola nera di pioggia, fango  e polvere. Appena in tempo per fermarci. Ma il brutto doveva ancora venire: improvvisamente abbiamo sentito sollevarsi l’ambulanza!! Noi che pensavamo di essere dentro un mezzo corazzato, forti della nostra divisa che ci apre le strade per soccorrere gli altri, siamo stati sollevati. I vetri si sono rotti e abbiamo fatto appena in tempo a ripararci sotto il cruscotto, coperti da vento che portava dentro l’abitacolo acqua, polvere, detriti e un fortissimo rumore. Il tutto è durato pochi minuti, ma sono sembrati un’eternità. Affievolita la potenza del vento siamo stati sbattuti per terra nella direzione opposto di dove eravamo prima. Con vetri, rami, foglie e detriti dappertutto. A fianco il Brenta, scuro e minaccioso, dall’altro lato il le case divelte e danneggiate.
A quel punto siamo diventati noi soccorsi dalla gente che ci è venuta incontro a chiedere come stavamo.
Per fortuna solo qualche graffio, un po di paura e danni all’ambulanza.
E proprio per quello che avevamo vissuto, senza danni seri, ci ha spinto a chiamare le centrale del 118 per chiedere cosa era successo e se c’era bisogno di noi. A quel punto siamo ritornati ad essere soccorritori e sporchi e frastornati ci siamo comunque diretti verso le zone più colpite, mentre dalla centrale arrivavano altri colleghi e da Padova l’elicottero”.
Un racconto che colpisce per la drammaticità dell’evento, per il forte senso di professionalità e di altruismo che i nostri colleghi del trasporto sanitario hanno dimostrato in questa circostanza.
Un grazie a Marco ed Ermenegildo che hanno avuto il sangue freddo e la capacità di pensare subito agli altri più in difficoltà e di portare il più possibile conforto e aiuto professionale.

 

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